Le risorse sono i talenti

FrancescaCappelli Virtuose
FrancescaCappelli Virtuose

“Stimolare le giovani a mettersi alla prova, le donne più
grandi a ri-provarci: tutte con l’obiettivo dell’innovazione
e la consapevolezza che si può fare. Per dirla con
Obama, yes we can, che mi piace tradurre insieme possiamo”.
Dinamica, ecclettica, effervescente, Francesca
Cappelli – imprenditrice nel settore della conservazione
dei beni culturali, ma anche docente esterna dell’Università
Ca’ Foscari di Venezia – ha preso talmente alla lettera
le parole di Jean-Jacques Rousseau sui talenti da
scriverle sul muro della sua stanza.
“Pensai che un buon numero di talenti fosse una risorsa
sicurissima contro la miseria, e decisi di impiegare i miei
ozii a mettermi in grado …… di … Vidi in cielo qualche
stella e un lembo di verzura …nascevo in quello stesso
istante alla vita … mi sembrava di riempire con la lieve
esistenza tutti gli oggetti veduti …”
Eccola quindi impegnata in prima persona nelle associazioni
imprenditoriali – è presidente del Comitato Impresa
Donna di Cna Venezia e del Comitato Imprenditoria
Femminile della Camera di Commercio di Venezia – con
un obiettivo preciso: scoprire nuovi talenti, persone disposte
ad affrontare le sfide che la crisi economica impone
puntando sulla propria creatività e sulla capacità di
pensare in modi nuovi e diversi. Se infatti le parole di
quell’illuminista atipico che fu Rousseau campeggiano
bianco su nero sulla parete che guarda ogni mattina,
quello che subito dopo indossa, metaforicamente, sono
invece i famosi “sei cappelli per pensare” indicati dal
guru del “pensiero laterale” Edward de Bono. C’è quello
bianco, per la raccolta dei dati oggettivi, seguito da quello
rosso, per l’ascolto delle proprie emozioni. Poi viene il
nero, per gli aspetti negativi, ma con un rapido cambio si
passa a quello giallo, che è il cappello ottimista. Finalmente
tocca al cappello verde, quello della massima
creatività, ed ecco arriva quello blu, per tradurre le idee
in pratica.
“Ciò che mi rende veramente felice è creare, ma per
farlo c’è bisogno di uno scambio di energie. Il business
non è solo nel nostro canale aziendale: è ovunque, ma
bisogna saperlo vedere, nelle situazioni più disparate e
nelle persone che incontriamo, perché ciascuno di noi è
unico e il valore di un’azienda sta proprio nei talenti individuali”
afferma Cappelli che dopo essere stata per cinque
anni direttore tecnico di una grande azienda veneziana
– carica raggiunta a soli 28 anni – decise di scommettere
su se stessa fondando la propria: Chiave di
Volta. “Ogni volta che penso alla mia impresa mi emoziono
– racconta -. E’ nata dal coraggio di sognare, che
non è altro che la capacità di assaporare la vita attimo
per attimo, e dall’entusiasmo che dobbiamo trasmettere
alle nuove leve di imprenditrici e imprenditori. Il nome
Chiave di Volta per me significa bellezza, perché indica
una parte dell’arco che spesso è decorata. Ma è anche
il punto di sostegno, il perno e può essere il passepartout
per risolvere situazioni. All’epoca in cui iniziai non
c’erano gli strumenti, anche finanziari ed economici, che
ci sono oggi e che anch’io ho contribuito a costruire:
perciò è importante divulgarli” conclude Cappelli, che
ama organizzare per le colleghe imprenditrici i corsi più
svariati. Da quelli di marketing ad altissimo livello a quelli
sui rapporti con la banche, piuttosto che sull’utilizzo
degli strumenti offerti da Confidi, ma anche corsi di dizione
e di alta cucina veloce. Secondo il principio che è
bello, e utile, condividere non solo i momenti di massima
serietà professionale e aiuto concreto, ma anche quelli
più felici e “leggeri”

di Maristella Tagliaferro

Marino Marini a Venezia

Corpus di opere dagli anni 20″ agli anni 50″ creano passioni visive alla Casa Museo Peggy Guggenheim di Venezia

Marino Marini
Marino Marini
Inaugurata il 27 gennaio, la grande esposizione – retrospettiva che durerà fino a maggio e intende ripercorrere tutte le fasi della creazione artistica del pistoiese Marino Marini dagli anni ‘20 agli anni ‘50 officina delle sue creazioni scultoree. La grande statua del cavallo con cavaliere domina la terrazza di Ca’ Venier dei Leoni,Casa Museo Peggy Guggenheim e accoglie i visitatori con un “corpus” in esposizione di oltre 70 opere allestite nell’intimità degli spazi delle mostre temporanee, nonché nelle Project Rooms del museo e nella veranda che consentiranno una inedita lettura concentrata ravvicinata,preziosa.
Queste saranno poste in relazione diretta con i grandi modelli della scultura del ‘900 cui egli ebbe accesso e con alcuni esempi di scultura dei secoli passati, dall’antichità egizia a quella greco-arcaica ed etrusca, dalla scultura medievale a quella del Rinascimento e dell’Ottocento, che furono consapevolmente recuperati da lui e dai maggiori scultori della sua generazione.
Fra le opere in mostra accanto alla collezione di Marino Marini, anche una selezione di lavori di artisti come Giacomo Manzù, Henry Moore, Pablo Picasso, Auguste Rodin e altri, nonché oggetti d’arte etrusca e sculture italiane del XV secolo. In mostra è privilegiato un dialogo più stretto, di fatto criticamente innovativo, tra le sue opere e quelle della tradizione scultore a cui l’artista ha fatto riferimento, che offre un nuovo punto di vista, a tratti provocatorio, sui temi affrontati dallo scultore che travalica le gabbie della cronologia e dei generi plastici.
Lasciamoci travolgere dalla bellezza e trabocchiamo di passione.
Da non perdere.
Marino Marini. Passioni visive
Dal 27 gennaio all’1 maggio 2018
Peggy Guggenheim Museum, Venezia Sito: www.guggenheim-venice.it/
di Francesca Cappelli

Bruno Giacosa Genio e Riservatezza

Bruno Giacosa è stato un vignaiolo di immensa sensibilità, talento, coerenza.
BrunoGiacosa
BrunoGiacosa
 Spinto da un amore profondo per la terra, ha sempre affermato con estrema convinzione che un grande vino nasce in vigna: ha seguito questa filosofia con forza e passione inarrestabili, rispettando al massimo i ritmi della natura, senza interventi forzati, ma semplicemente accompagnando la pianta e consentendo ad essa di autodifendersi e crescere al meglio.
In cantina segue un’enologia fortemente conservativa, nel massimo rispetto del lavoro fatto in vigna. La sua conoscenza delle terre di Langa, fuori dal comune, e l’aderenza territoriale estrema, lo hanno portato a creare dei Nebbiolo classici e indimenticabili. Rese bassissime, macerazioni di tre settimane in vasche d’acciaio e maturazioni in grandi botti di rovere francese, per periodi che superano anche i trenta mesi.
Ci ha regalato bottiglie immense che hanno fatto e restano nella storia.
Un Barolo del 1961, un Barbaresco del 1964…
Per questo ti ringraziamo della passione che ci lasci e che si perpetua nel rispetto silenzioso e onesto che ritroviamo nei tuoi grandiosi vini; senza compromessi.
” Io non vado in giro per il mondo, non faccio promozioni, resto in cantina convinto che debba essere il vino a dire tutto di me”.
” L’uva non mente mai e ti dice tutto “.
Cit. Bruno Giacosa
di Francesca Cappelli 23 gennaio 2018